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lunedì 15 ottobre 2012

E daje de gastroenterite

Tre mesi fa abbiamo perso mezzo kg (l'8% del peso corporeo) e ci siamo disidratati parecchio...
... chissà questa volta come ci andrà?
Su consiglio del pediatra in casi di vomito ripetuto può essere d'aiuto -per scongiurare una carenza di elettroliti- bere a piccoli sorsi cola con una punta di sale da cucina.
Speriamo di non ritrovarci tutti allettati!

martedì 18 settembre 2012

Quale scegliere tra i seggiolini auto 9-36 kg?

In auto la sicurezza è una cosa importante!
Mi scandalizzo davanti alla possibilità di comprare su internet l'allaccio delle cinture da tenere inserito nell'apposito alloggiamento per non sentire il bip bip che troppo ricorda il suono del monitor che controlla che sei in vita.
Se poi si tratta della sicurezza dei nostri figli non dovrebbe esistere legge che ci obblighi: le lesioni provocate da uno scorretto assicuramento del bimbo al seggiolino può costare la vita.
Se su altre articoli si può puntare al risparmio sicuramente questo è uno degli ambiti in cui chi tanto spende (al negozio) poco spende (in cure mediche volesse mai il cielo).
Unico modo per risparmiare è concentrare le finanze in due unici seggiolini auto: uno del gruppo 0 0+ (spesso abbinato al passeggino) ed uno del gruppo 9-36 kg.
Con due unici seggiolini ci risolviamo il problema per tutta la vita automobilistica dei nostri nanetti.

Il top di gamma è rappresentato dai seggiolini Kiddy Guardian  e Cybex Pallas e successive evoluzioni.
Sono gli unici che proteggono dagli urti laterali e che hanno il cuscino addominale.
Il cuscino addominale è una barra che si pone di traverso all'altezza dell'addome e permette un'assorbimento graduale dovuto agli urti o alle frenate brusche; la decelerazione viene così distribuita in parte sull'addome ed il torace ed in parte sul collo senza gravare solo su quest'ultimo, struttura che in giovanissima età non è ancora in grado di assorbire forze così importanti.
La gamma di prezzo di questo tipo di seggiolini auto parte dai 250 euro toccando anche vette di 350 euro; non tutte le famiglie possono permettersi una spesa così importante!
Volendo però trovare un compromesso che ci permetta di viaggiare tranquilli senza dover accendere un finanziamento si può ripiegare su marche meno blasonate ma comunque validissime.
Per esempio Nania offre un ottimo seggiolino -il Racer SP- ad una cinquantina di euro.
Anche il modello Neptune della Chicco fa il suo sporco ottimo lavoro per una spesa di poco inferiore ai 100 euro.
Non proteggeranno dagli urti laterali come i colleghi più costosi ma rappresentano comunque una scelta consapevole ed informata.

Inutile che io vi insegni a risparmiare ma con trovaprezzi o dando un'occhiata in giro su offerte e volantini saprete sicuramente coniugare sicurezza e risparmio.
Un'ottima idea potrebbe essere quella di inserire un ottimo seggiolino auto nella lista nascita o -se avete colleghi molto numerosi- comunque farvelo regalare.
Molto utili da sfogliare la guida di Altroconsumo, dell'Aci e di Sicurauto.

Ricordando sempre l'ottima campagna 'Se lo ami legalo' di Genitori crescono vi lascio con un'inquietante crash test che ci fa riflettere su quanto serie possono essere le conseguenze delle nostre azioni di genitore.




martedì 26 giugno 2012

Come spalmarsi da soli la crema sulla schiena

Quanti sacrifici si fanno per i propri figli???
Da adolescente dormivo anche 15 ore filate e da sveglia la mia politica era 'tolleranza zero' verso tutto e tutti.
Adesso, invece, per occupare le giornate e per la salute di mio figlio mi svegli all'alba.
Abitiamo a 40 minuti di auto dal mare e la sveglia, in questi primi veri giorni di estate, è puntata alle 05:45... per le 7 siamo in spiaggia.
Alle 11:30 abbondanti si riparte verso casa dove ci aspetta un pranzo già pronto... metà della giornata è andata, 4 ore abbondanti di mare le abbiamo fatte ed il resto della giornata è tutta per noi -dopo un lungo riposino pomeridiano-.
Non sempre sono accompagnata da un adulto e spalmarsi la crema sulla schiena può essere un problema... ed io un melanoma farei a meno di averlo!
Almeno prima di partire da casa mi spalmo un'abbondante dose di crema protezione 50 sulla schiena e per quanti controrsionismi e posizioni yoga del mezzo muso di vacca possa fare il risultato non è mai omogeneo...
Ho sviluppato questa tecnica che dà ottimi risultati!
Distribuisco un po' di crema su di un mestolo da cucina in plastica dalla parte convessa e, guardandomi la schiena allo specchio, mi farcisco di protezione solare.
Va bene anche una paletta o un leccapentola... lasciate spazio alla fantasia e proteggete la vostra pelle...


Non mi sono però mai azzardata però a fare in spiaggia questo genere di numeri... la neuro è sempre dietro l'angolo!

venerdì 15 giugno 2012

Boobstagram: le tette delle donne

Chi non conosce instagram???
Nessuno, penso.
Al motto di:
Mostrare il seno sul web va bene, mostrarlo al medico è meglio!
in francia così si sensibilizza sulla prevenzione del tumore al seno... creando il social network delle tette!
Io la mia foto l'ho mandata anche se le mie non sono più a km 0.



Vi svelo un piccolo segreto... io faccio parte di quella nobile professione che vi strizza le tette!
La mammografia è un'esame che utilizza le radiazioni ionizzanti, si preme il seno e lo si tira per renderlo più omogeneo e minimizzare le sovrapposizioni delle diverse strutture.
Un seno ben tirato e ben premuto, quindi, ha vita più lunga anche se ne esce un po' inlividito.
La mammografia evidenza zone con densità anomale o con microcalcificazioni fornendo informazioni complementari all'ecografia.
Non utilizzando radiazioni, l'ecografia può venir eseguita più spesso della mammografia ed è maggiormente indicata nelle donne giovani il cui seno è più fibroso che adiposo.
Il senso degli esami di screening è individuare la patologia precocemente dando maggiori probabilità di sopravvivenza e minimizzando gli interventi medici e chirurgici necessari alla guarigione.
Per questo gli esami di screening, in genere, danno pochi falsi negativi (persone malate ma che risultano sane al test) ma molti falsi positivi (persone sane ma che risultano malate al test)... ciò significa che molto spesso è necessario integrare l'esame con altre procedure (risonanza magnetica o biopsia per esempio) per capire se il problema c'è o meno.
Fondamentale comunque, soprattutto per le donne giovani e che quindi non ricadono nella fascia d'età a maggior rischio, è l'autopalpazione del seno.
Per prima cosa dobbiamo tutte prendere l'abitudine di osservare il nostro seno e valutare se ci sono dei cambiamenti: cambiamenti come rigonfiamenti e retrazioni della pelle, forma diversa rispetto al passato e rispetto all'altro seno e perdita di liquido dal capezzolo.
Guardiamo sia di fronte che di profilo, ricordiamoci anche di alzare le braccia, tendere i muscoli pettorali e guardare la parte inferiore del seno.
Il seno si modifica durante il ciclo mestruale ed è quindi importante valutarlo tra la fine delle mestruazioni e l'ovulazione, indicativamente tra il 7° e il 14° giorno.
Per quanto riguarda la palpazione, partendo dal capezzolo, con movimenti circolari ispezionate tutto il seno senza dimenticarvi il cavo ascellare... non tutti sanno infatti che il tessuto ghiandolare continua sino nel cavo ascellare tant'è che una delle proiezioni che si acquisiscono durante l'esame mammografico serve proprio a visualizzarlo.
Se ci sono delle modificazioni tra un autoesame e l'altro consultate il vostro medico... spesso non è nulla ma perchè rimanere sulle spine con una preoccupazione così grande?
Alcuni numeri per capire quanto il problema può toccarci da vicino.

Il rischio di avere una diagnosi di tumore della mammella femminile nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 90,2‰ (1 caso ogni 11 donne), mentre il rischio di morire è di 19,8‰ (1 decesso ogni 50 donne).
E non sono così infrequenti i casi di neoplasia sotto i 30 anni: siamo tutte coinvolte!

Spesso parliamo dei nostri figli.... vogliamo vederli crescere???
Iniziamo palpandoci le tette!

Fonte statistiche: http://www.registri-tumori.it 

martedì 17 aprile 2012

2 gesti per dare il benvenuto alla primavera

La primavera è momento di purificazione e rinnovo per la natura e per il nostro corpo.
Dedichiamo un'oretta alla nostra salute con 2 gesti facili, veloci ed anche economici

             1. Lavaggio del naso.
Lo facciamo per i nostri figli, ma noi?
Basta mettere sul fuoco a bollire dell'acqua di rubinetto e poco sale da cucina, potete prendere della fisiologica in  farmacia se preferite.
Quando l'acqua è tiepida mettetela in una teiera o nell'apposito strumento (che di fatto è una teiera ma con il beccuccio tondo e con un foro molto piccolo in cima).
Mettetevi sopra il lavandino con il capo bene di lato e infilate i l beccuccio nel naso; respirando con la bocca fate uscire il liquido dalla narice opposta.
Dopo una mezza teiera nella prima narice passate alla seconda e infine con dei secchi colpi del capo soffiate l'acqua che avete nelle narici.
Pulendo le coane e in parte i seni paranasali si prevengono raffreddori, sinusiti e otiti!

             2. Scrub per il corpo.
Sotto la doccia spalmatevi addosso un composto che contenga un cucchiaio di sale fino, uno di sale grosso e due di olio d'oliva.
Massaggiate a fondo così da rimuovere la parte già morta dell'epidermide magari insistendo su glutei, ginocchia e gomiti.
L'abbronzature che tra qualche settimana prenderemo su questa pelle durerà sicuramente di più!

Sono due cose veloci veloci da fare anche più volte al mese e che ci mantengono rispettivamente in salute e belle.

sabato 7 aprile 2012

Bls pediatrico - Rianimazione del bambino

Ci sono cose davanti cui si spera di non trovarsi mai... ma, come già detto nel post sulla pronazione dolorosaalle volte sapere qualche nozione sulla gestione delle emergenze sanitarie può salvare o ridurre notevolmente danni e dolore per i nostri figli. 
Seguiranno quindi alcuni post sulla rianimazione cardio-polmonare del lattante, sulla rianimazione cardio-polmonare del bambino e sulla disostruzione delle vie aeree.
La teoria non può sostituire la pratica e la dimestichezza: vi invito quindi a frequentare un corso di primo soccorso pediatrico e non... la croce rossa italiana ne organizza praticamente annualemente su tutto il territorio nazionale ad un prezzo decisamente accessibile.

La rianimazione cardio-polmonare è l'insieme delle manovre che ci permettono di far arrivare sangue ossigenato, in primis, al cervello e agli altri organi tramite l'ossigenazione del sangue (ventilando cioè insufflando forzatamente aria nei polmoni) e la movimentazione del sangue (massaggiando il cuore e permettendo il movimento del sangue da noi ossigenato nelle arterie).
Se la situazione fosse grave, in seguito ad un trauma o ad un incidente domestico, ma non tale da compromettere la normale funzione ventilatoria e circolatoria un'analisi della condizione del piccolo paziente può essere d'aiuto per i soccorritori di professione che sopraggiungeranno in seguito.

Ovviamente diverso è l'approccio su lattanti, bambini ed adulti.
Per bambino s'intende il bimbo tra i 10 e i 50 kg di peso, con altezza compresa tra 75 e 160 cm e con età superiore all'anno, sino alla pubertà.

Segnali d'allarme da tenere sotto osservazione sono tra i segni respiratori:
·                    pianto debole
·                    alterazione della coscienza (sonnolento o molto agitato)
·                    dispnea (difficoltà a respirare)
·                    cianosi (colorito bluastro)
Invece il sistema cardiocircolatorio ci segnala che c'è qualcosa che non va se il bimbo:
·                    ha molta sete
·                    pallore persistente
·                    differenze notevoli di temperatura tra le estremità
Fasi da seguire obbligantemente durante la rianimazione cardiopolmonare del bambino sono, come ricordato dalla sigla ABCD:
1.                 Valutazione della sicurezza dello scenario
2.                 Valutazione della coscienza e delle via aeree (A come air)
3.                 Valutazione del respiro (B come breath)
4.                 Valutazione dei segni di circolo e del polso (C come circulation)
5.                 Defibrillazione (D come defibrillation)

1. Valutazione della sicurezza dello scenario
Accertarsi che l'ambiente sia in sicurezza, come ad esempio allontanare con oggetti di legno eventuali fili scoperti, assicurare oggetti pendenti o in bilico,...

2. Valutazione della coscienza e delle via aeree (A come air)
Stimolare il bimbo delicatamente come prendendogli la mano e stringendola dolcemente (senza quindi scuoterlo con forza) oppure chiamandolo ad alta voce.
Se non risponde chiedere immediatamente aiuto contattando il 118 e posizionarlo supino su di un piano rigido scoprendo il torace.
Liberare le vie aeree posizionando il bambino con il mento leggermente sollevato, estendendo leggermente il capo.
Aprire dolcemente la bocca e rimuovere eventuali corpi estranei ben visibili... in caso contrario se il corpo estraneo si trova già modicamente in profondità rischiamo solo di spingerlo ancora più a fondo.

3. Valutazione del respiro (B come breath)
Procedere secondo lo schema GAS per 10 secondi ovvero portarsi con l'orecchio sulla bocca del bambino e osservando il torace:
·                    Guardare se si solleva il petto,
·                    Ascoltare rumori provenienti dalle vie aeree
·                    Sentire il soffio del respiro sull'orecchio.
Se il piccolo respira posizionarlo in posizione laterale di sicurezza ovvero sul fianco con il braccio in appoggio sotto il viso e il ginocchio superiore piegato e portato in avanti.
Il bimbo così si troverà in una posizione in cui le vie aeree sono libere ed eventuale vomito uscirà dalla bocca senza venir inalato.
Controllare ogni minuto le condizioni del piccolo sino all'arrivo dei soccorsi.
Se il bimbo malauguratamente non respirasse, compiere 5 insufflazioni d'aria in respirazione bocca-bocca.
Porre molta attenzione nell'insufflare perché:
·                    l'apertura insufficiente delle vie aeree, l'imperfetta aderenza della nostra bocca e un'insufflazione troppo rapida possono rendere scarsa la quantità di aria che entra nei polmoni del bambino;
·                    un'insufflazione troppo rapida può causare distensione dello stomaco e provocare quindi il vomito;
·                    al contrario un'insufflazione troppo brusca può causare pneumotorace (ovvero l'aria da noi insufflata s'insinua tra la pleura, cioè il 'foglietto' che ricopre i polmoni, impedendo a questi di espandersi e quindi diminuendo la capacità di respirare).


4. Valutazione dei segni di circolo e del polso (C come circulation)
Nel bambino si cerca il polso carotideo, lateralmente la cartillagine cricoidea che è quella sporgenza che si palpa facilentente al centro del collo, e contemporaneamente si ricercano segni indiretti di circolo come movimenti corporei, tosse e colorito della cute.
Se il polso dovesse essere nostro malgrado assente, ponendo un palmo della mano sul torace, se il bimbo è ancora di piccole dimensioni, o entrambi i palmi delle mani sul torace, uno sovrapposto all'altro, si compiono delle compressioni.
La postura corretta per compiere le compressioni è che le braccia del soccorritore siano perpendicolari il busto del bimbo, bisogna lavora di ginocchia e bacino senza flettere i gomiti scaricando il peso sulle braccia in posizione non seduta.
Il ritmo da mantenere è di 100 compressioni al minuto, ed ogni 15 compressioni bisogna fermarsi per compiere 2 insufflazioni.
Le compressioni non devono essere troppo violente ma nemmeno troppo superficiali... circa 1/3 del torace deve abbassarsi mentre comprimiamo.
Continuare sino all'arrivo dei soccorsi.

5. Defibrillazione (D come defibrillation)
La defibrillazione consiste in una scossa elettrica che permette un 'reset' dell'attività elettrica del cuore.
Numerosi defibrillatori semiautomatici sono stati comprati e installati in centri di ritrovo di persone come i centri commerciali; sono di facile utilizzo ma si rimanda sempre alle istruzioni che troviamo allegate all'apparecchio.
Il bambino sino agli 8 anni può essere soccorso sia con un defibrillatore pediatrico sia, in mancanza, di uno pensato per gli adulti; oltre gli 8 anni si può utiliizare sempre il defibrillatore per adulti.
In via generale solitamente si devono porre due piastre sul torace nudo e la macchina autonomamente provvede ad analizzare il ritmo cardiaco e a somministrare la scossa adeguata... ovviamente ricordare di scostarsi durante l'erogazione della scarica altrimenti ci saranno poi due persone da soccorrere!
Tra un'analisi e una scossa e l'altra è necessario continuare a comprimere il torace e insufflare aria nei polmoni per evitare la caduta della concentrazione di ossigeno agli organi vitali.

Situazioni particolari sono:
Trauma: non estendere il capo nè porre il paziente in pozione laterale di sicurezza.
Ingestione di corpo estraneo: vedere il post relativo.

Un piccolo schema riassuntivo che può tornare utile

sabato 17 marzo 2012

Ingestione di corpo estraneo nel lattante e nel bambino

Pochi minuti di attesa in una condizione di ipo o anossia (il bambino raspira poco o per nulla) posso provocare danni crebrali drammaticamente importanti, se non fatali.
La conoscenza di alcune pratiche mediche di base è sicuramente d'aiuto nella gestione delle piccole emergenze in cui un genitore può incappare.
La teoria non può sostituire la pratica e la dimestichezza: vi invito quindi a frequentare un corso di primo soccorso pediatrico e non... la croce rossa italiana ne organizza praticamente annualemente su tutto il territorio nazionale ad un prezzo decisamente accessibile.

Tra le manovre salvavita più semplici e efficaci che un genitore possa dover applicare c'è la disostruzione delle vie aeree da ingestione di corpo estraneo.

Per ingestione di corpo estraneo ci si riferisce alla comune pratica che i bambini più piccini hanno di portare gli oggetti alla bocca o al naso (quando sono un po' più grandi e spericolati) e di infilarli così bene da non riuscire a respirare.
Se l'ostruzione è parziale e il bambino riesce a piangere, tossire e/o parlare, non effettuare alcuna manovra ma incoraggiare a tossire ed attivare i soccorsi se rapidamente non si risolve l'ostruzione.
L'ostruzione è completa se il bambino è cosciente ovvero, non riesce a parlare, piangere o tossire ma è sveglio.


IL LATTANTE
Per lattante s'intende il bimbo sotto i 10 kg di peso, con altezza inferiore ai 75 cm e con età inferiore all'anno.


In caso di lattante cosciente che non riesce a piangere, tossire o parlare  e che diventa rapidamente cianotico, attivare subito i soccorsi e la rianimazione cardiopolmonare.
Effettare subito le manovre di diostruzione alternando
- presa sulla mandibola con l'arto non dominate si distende il piccolo sul proprio avambraccio (facendo in modo che diventi un piano declive ed abbia la testa più in basso del sedere) e con l'altra mano si compiono 5 colpi interscapolari con via di fuga laterale;
- rigirare il lattante e compiere 5 lente e profonde compressioni toraciche.
Continuare fino a disostruzione avvenuta, alla perdita di coscienza, all'arrivo dei soccorsi o allo sfinimento del soccorritore.
In ogni caso recarsi a fare un controllo dal proprio pediatra o in una struttura medica attrezzata.


Se il lattante è incosciente attivare i soccorsi immediatamente.
Posizionare su un piano rigido il piccolino, rimuovere il corpo estraneo se affiorante ed estendere il capo in posizione neutra.
Compiere 5 insuflazioni  di soccorso riposizionando il capo.
Per 1 minuto attuare la rianimazione cardiopolmonare senza altre valutazioni con un ritmo di 15 compressioni - 2 insufflazioni
Continuare la rianimazione sino ad arrivo dei soccorsi, sfinimento del soccorritore o ripresa del pazinete.


IL BAMBINO
Per bambino s'intende il bimbo sopra i 10 kg di peso, con altezza superiore ai 75 cm e con età maggiore all'anno.

Se il bimbo è cosciente è necessario prendere il bambino per la mandibola, spostarlo sul proprio ginocchio facendo in modo che diventi un piano declive ed abbia la testa più in basso del sedere.
Alterare 5 colpi interscaporali con via di fuga laterale (cioè colpi in mezzo alle scapole ma senza urtare la testa) e 5 compressioni subdiaframmatiche ovvero 5 manovre di Heimlich.
Continuare fino a disostruzione avvenuta o finchè il bambino è cosciente.
In ogni caso, anche se si dovesse risolvere positivamente l'ostruzione, trasportare in ospedale il piccolo per un controllo approfondito.

Se il bambino è incosciente attivare la rianimazione cardiopolomonare pediatrica senza abbandonare il bambino e contattare immediatamente i soccorsi.


mercoledì 14 marzo 2012

Yoga in allattamento

Spesso mentre si allatta ci si appisola, se è notte, o ci si mette a guardare un po' di televisione... non è che si possa fare poi molto con una tetta ed un braccio impegnati!
Le posture che alle volte si mantengono per allattare possono dare fastidio soprattutto alle spalle e al collo... perché non dedicare qualche minuto allo yoga per rilassare la muscolatura stressata di questa parte del copro così sollecitata da cambi di pannolino e ore in braccio?

Possiamo iniziare compiendo dei piccoli movimenti come se dovessimo annuire e poi come se dovessimo dire di no per un minuto circa... scioglieremo così le vertebre cervicali più alte e magari calmeremo il bimbo nei primi minuti dell'allattamento.

Il gesto di Brahma 
Con un profondo inspiro ruotare la testa verso destra ed espirando riportarla nella posizione iniziale; ripetere il gesto sul lato sinistro.
Ripetere per una ventina di atti respiratori.


Con un espiro portare la testa verso il petto ed inspirando riportarla nella posizione iniziale; ripetere il gesto estendendo il capo come per guardare in alto.
Ripetere per una ventina di atti respiratori.


Con un profondo espiro portare l'orecchio destro vicino alla spalla destra ed inspirando riportare il capo nella posizione iniziale; ripetere il gesto flettendo la testa verso sinistra.
Ripetere per una ventina di atti respiratori.

Gesto del sole e della luna (Surya Chandra Mudra)
Espirando portare il capo in avanti; inspirando girare il capo portando l'orecchio alla spalla destra.
Espirando ruotare il capo indietro; inspirando girare a sinistra ed infine espirando tornare nella posizione iniziale. 
Ripetere il gesto con rotazione contraria sino a compiere una decina di rotazioni per lato.


Sono esercizi semplici che ci permettono di mantenere mobilizzata una parte anatomica sottoposta a forte stress sia fisico sia psicofisico - quanti di noi dopo una bella arrabbiatura sono tutti contratti???
Inoltre penso che concentrarsi su movimenti dolci e sul respiro possa rasserenarci trasmettendo sensazioni positive al piccolo che stiamo nutrendo.

lunedì 5 marzo 2012

BLS pediatrico - Rianimazione del lattante

                                                                                  
Ci sono cose davanti cui si spera di non trovarsi mai... ma, come già detto nel post sulla pronazione dolorosaalle volte sapere qualche nozione sulla gestione delle emergenze sanitarie può salvare o ridurre notevolmente danni e dolore per i nostri figli. 
Seguiranno quindi alcuni post sulla rianimazione cardio-polmonare del lattante, sulla rianimazione cardio-polmonare del bambino e sulla disostruzione delle vie aeree.
La teoria non può sostituire la pratica e la dimestichezza: vi invito quindi a frequentare un corso di primo soccorso pediatrico e non... la croce rossa italiana ne organizza praticamente annualemente su tutto il territorio nazionale ad un prezzo decisamente accessibile.

La rianimazione cardio-polmonare è l'insieme delle manovre che ci permettono di far arrivare sangue ossigenato, in primis, al cervello e agli altri organi tramite l'ossigenazione del sangue (ventilando cioè insufflando forzatamente aria nei polmoni) e la movimentazione del sangue (massaggiando il cuore e permettendo il movimento del sangue da noi ossigenato nelle arterie).
Se la situazione fosse grave, in seguito ad un trauma o ad un incidente domestico, ma non tale da compromettere la normale funzione ventilatoria e circolatoria un'analisi della condizione del piccolo paziente può essere d'aiuto per i soccorritori di professione che sopraggiungeranno in seguito.

Ovviamente diverso è l'approccio su lattanti, bambini ed adulti.

Per lattante s'intende il bimbo sotto i 10 kg di peso, con altezza inferiore ai 75 cm e con età inferiore all'anno.

Segnali d'allarme da tenere sotto osservazione sono tra i segni respiratori:
·                    pianto debole
·                    alterazione della coscienza (sonnolento o molto agitato)
·                    dispnea (difficoltà a respirare)
·                    cianosi (colorito bluastro)
Invece il sistema cardiocircolatorio ci segnala che c'è qualcosa che non va se il bimbo:
·                    ha molta sete
·                    pallore persistente
·                    differenze notevoli di temperatura tra le estremità
Fasi da seguire obbligantemente durante la rianimazione cardiopolmonare del lattante sono, come ricordato dalla sigla ABCD:
1.                 Valutazione della sicurezza dello scenario
2.                 Valutazione della coscienza e delle via aeree (A come air)
3.                 Valutazione del respiro (B come breath)
4.                 Valutazione dei segni di circolo e del polso (C come circulation)
5.                 Defibrillazione (D come defibrillation)

1. Valutazione della sicurezza dello scenario
Accertarsi che l'ambiente sia in sicurezza, come ad esempio allontanare con oggetti di legno eventuali fili scoperti, assicurare oggetti pendenti o in bilico,...

2. Valutazione della coscienza e delle via aeree (A come air)
Stimolare il piccolo delicatamente come prendendogli la mano e stringendola dolcemente (senza quindi scuoterlo con forza) oppure chiamandolo ad alta voce.
Se non risponde chiedere immediatamente aiuto contattando il 118 e posizionarlo supino su di un piano rigido scoprendo il torace.
Liberare le vie aeree posizionando il lattante con il capo in posizione neutra o con il mento leggermente sollevato.
Aprire dolcemente la bocca e rimuovere eventuali corpi estranei ben visibili... in caso contrario se il corpo estraneo si trova già modicamente in profondità rischiamo solo di spingerlo ancora più a fondo.

3. Valutazione del respiro (B come breath)
Procedere secondo lo schema GAS per 10 secondi ovvero portarsi con l'orecchio sulla bocca del neonato e osservando il torace:
·                    Guardare se si solleva il petto,
·                    Ascoltare rumori provenienti dalle vie aeree
·                    Sentire il soffio del respiro sull'orecchio.
Se il piccolo respira posizionarlo in posizione laterale di sicurezza ovvero sul fianco con il braccio in appoggio sotto il viso e il ginocchio superiore piegato e portato in avanti.
Il bimbo così si troverà in una posizione in cui le vie aeree sono libere ed eventuale vomito uscirà dalla bocca senza venir inalato.
Controllare ogni minuto le condizioni del piccolo sino all'arrivo dei soccorsi.
Se il piccolo malauguratamente non respirasse, compiere 5 insufflazioni d'aria in respirazione bocca-naso bocca ovvero con le nostre labbra coprire bocca e naso del lattante.
Porre molta attenzione nell'insufflare perché:
·                    l'apertura insufficiente delle vie aeree, l'imperfetta aderenza della nostra bocca e un'insufflazione troppo rapida possono rendere scarsa la quantità di aria che entra nei polmoni del bambino;
·                    un'insufflazione troppo rapida può causare distensione dello stomaco e provocare quindi il vomito;
·                    al contrario un'insufflazione troppo brusca può causare pneumotorace (ovvero l'aria da noi insufflata s'insinua tra la pleura, cioè il 'foglietto' che ricopre i polmoni, impedendo a questi di espandersi e quindi diminuendo la capacità di respirare).


4. Valutazione dei segni di circolo e del polso (C come circulation)
Nel lattante si cerca il polso brachiale, a livello della piega del gomito sul lato interno del braccio, e contemporaneamente si ricercano segni indiretti di circolo come movimenti corporei, tosse e colorito della cute.
Se il polso dovesse essere nostro malgrado assente, ponendo indice e medio sul torace e l'altra mano sulla fronte si compiono delle compressioni.
Il ritmo da mantenere è di 100 compressioni al minuto, ed ogni 15 compressioni bisogna fermarsi per compiere 2 insufflazioni.
Le compressioni non devono essere troppo violente ma nemmeno troppo superficiali... circa 1/3 del torace deve abbassarsi mentre comprimiamo.
Continuare sino all'arrivo dei soccorsi.

5. Defibrillazione (D come defibrillation)
La defibrillazione del lattante è sconsigliata, tuttavia vale la pena un'accenno.
La defibrillazione consiste in una scossa elettrica che permette un 'reset' dell'attività elettrica del cuore.
Numerosi defibrillatori semiautomatici sono stati comprati e installati in centri di ritrovo di persone come i centri commerciali; sono di facile utilizzo ma si rimanda sempre alle istruzioni che troviamo allegate all'apparecchio.
In via generale solitamente si devono porre due elettrodi sul torace nudo e la macchina autonomamente provvede ad analizzare il ritmo cardiaco e a somministrare la scossa adeguata... ovviamente ricordare di scostarsi durante l'erogazione della scarica altrimenti ci saranno poi due persone da soccorrere!

Situazioni particolari sono:
Trauma: non estendere il capo nè porre il paziente in pozione laterale di sicurezza.
Ingestione di corpo estraneo: vedere il futuro post relativo.

Un piccolo schema riassuntivo che può tornare utile


venerdì 2 marzo 2012

Smettere di allattare

Il web è pieno di consigli su come iniziare e continuare l'allattamento ma ho trovato veramente poche informazioni su come smettere!
Allora vi racconto la mia esperienza... sai mai che a qualcuno possa tornare utile.
A 17 mesi abbondanti eravamo rimasti con la poppata della buonanotte ma, lavorando saltuariamente di notte, spesso mi trovavo costretta a 'svuotare' nel pomeriggio... abbiamo deciso che forse era arrivato il momento di passare al latte vaccino.
Allora verso i 18 mesi abbiamo optato per un allattamento misto... un minuto il seno destro, un minuto il seno sinistro e del latte nel biberon.
Continuato così per una settimana circa, ho approfittato di due turni consecutivi che mi tenevano lontano all'ora della nanna, il Marito(zzo) ha provveduto a somministrare il bibe.
Il mattino successivo mi spremevo il seno manualmente sotto la doccia calda ed ho evitato un ingorgo... allattando praticamente un minuto al giorno il latte era veramente poco.
Ormai è passato un mese e mezzo e sinceramente mi pare che ne siamo usciti bene.
Alle volte ancora Bagigio apre la mia giacca della tuta ma basta una carezza, una coccola e la spiegazione che ora il seno della mamma è vuoto e che se ha sete gli verso volentieri un po' d'acqua e non ci sono scene di isterismo generale.
Non c'è una data limite per l'allattamento, la nostra scelta è stata dettata dai nostri ritmi familiari e dalla mia opinione personale che più sarebbe stato grande, più ci avrebbe messo ad abituarsi alla nuova routine.

martedì 10 gennaio 2012

Esercizi per il pavimento pelvico

Viviamo in una nazione dove perdere urina è ammissibile ad ogni età.
Ma mentre bimbi ed anziani hanno i loro fisiologici processi di mancato controllo degli sfinteri per le donne giovani o meno giovani ritengo ingiustificabile pubblicizzare i pannolini assorbi urine e non la ginnastica per prevenire le perdite.
Nella pelvi femminile vagina, retto e vescica sono in stretto rapporto anatomico; muscoli e legamenti permettono di mantenere in sede questi diversi apparati.
Spesso, dopo gravidanze, aumento di peso o semplicemente con l'età, il tono muscolare viene a diminuire e si ha una lassità legamentosa che rende difficile il controllo degli sfinteri e può portare persino a prolassi.
Il prolasso è una "discesa" di un organo dalla sua posizione fisiologica; ci possono essere prolassi uterini, vescicali o del retto, si può arrivare addirittura a palpare uno di questi organi direttamente sfiorando il pavimento pelvico.

Immagine tratta da http://www.codex99.com

Uno dei modi più semplici per potenziare il pavimento pelvico è svolgere gli esercizi di Kegel.
Quando urinate provate a fermare il flusso e capirete quali sono i muscoli coinvolti.
A vescica vuota contraete questi muscoli per 10 secondi e poi rilasciate per 10 secondi, fatene 10 ripetizioni.
Il resto della muscolatura deve rimanere rilassata, in particolare non si devono muovere i glutei e le cosce, basta appoggiarvi sopra la mano per rendersi conto se si sta svolgendo il tutto correttamente.
Sono esercizi non fastidiosi che si possono fare in qualsiasi situazione, ad esempio in auto andando al lavoro o  approfittando di una minzione durante la giornata.
Sarebbe meglio ripeterli 3 volte al giorno ma senza esagerare troppo, è meglio un lavoro costante e prolungato... è come per prepararsi ad una maratona.
Il movimento che si deve fare è come una specie di "ascensore", dovete contrarre prima la parte più bassa del pavimento e immaginare come di risucchiare qualcosa verso l'interno del bacino.
Esistono anche dei dispositivi che permettono di allenare il pavimento pelvico; in particolare buona diffusione hanno i pesi vaginali ovvero piccoli cilindri o coni in materiale morbido anallergico da posizionare in vagina.
L'esercizio consiste nell'impedirne la fuoruscita per alcuni minuti, per esempio si può esercitarsi preparandosi per uscire al mattino.
Particolare rilevanza ha l'allenamento del pavimento pelvico in preparazione al parto per minimizzare il rischio di lacerazioni o episiotomia ovvero taglio di parte del pavimento pelvico per favorire la fuoriuscita del feto.

lunedì 24 ottobre 2011

Coppetta mestruale

Chiunque comperi pannolini lavabili sul web alla fine incappa in questi oggetti misteriosi.
Per la sua dimensione suscita sempre un po' di preoccupazione e di ilarità... la sua forma non lo rende ambito oggetto di design... ma un motivo se in molti ne parlano bene deve pur esserci!?!
La coppetta mestruale, di varie marche, forme e dimensioni, è sostanzialmente un piccolo serbatoio che permette di raccogliere il flusso mestruale prima della sua fuoriuscita dalla vagina.
Svolge la stessa funzione di un assorbente interno ma con il vantaggio di aver a contatto con le pareti del canale solamente del silicone pulito.
Il flusso infatti va a raccogliersi in questa "campana" e, salvo capriole, resta lì sino allo svuotamento della coppetta.
In rete, con una semplice ricerca, è facile imbattersi in mille spiegazioni e pareri quindi non mi dilungo molto sul funzionamento ma faccio solamente una mia personalissima "recensione".
Il prezzo è allettante; si può anche fare un tentativo di acquisto spendendo una trentina di euro e se poi non ci si trova non è stato proprio proprio uno svenarsi!
Se invece la si utilizza nel giro di una mezza dozzina di cicli si ammortizza tranquillamente il costo.
Se, come me e il Bagigio, si ha la pelle irritabile che mal sopporta la plastica e lo sfregamento dovuto al camminare è una soluzione sicuramente vantaggiosa... se posizionata correttamente veramente la si può dimenticare.
Dal punto di vista igienico la trovo una soluzione assolutamente salubre!
Previa disinfezione precauzionale, nonostante la vagina sia notoriamente un ambiente non sterile (tutte sappiamo come una cura antibiotica aggressiva possa modificare la flora batterica con conseguenze sicuramente fastidiose), ovviamente.
Se si riflette un attimo e se si conosce la realtà ospedaliera di gestione di pazienti allettati si scopre come ogni tipo di secrezione e fluido venga più igienicamente raccolto "alla sorgente" senza aspettare la sua naturale fuoriuscita... cateteri vescicali, aspirazione di muco e secrezioni e addirittura un costosissimo presidio che consiste in un luuuungo tubo di silicone che ancorato in ampolla rettale permette direttamente alle feci di venire stoccate senza essere esposte all'aria sono solo alcuni esempi.
L'unica mia perplessità deriva dall'eventualità di mantenere a lungo la posizione sdraiata.
In tal caso la coppetta riversa il suo contenuto nuovamente in vagina, quindi personalmente la svuota sempre prima di coricarmi anche solo per un pisolino... durante il sonno ho comunque notato come assorbenti e coppetta siano quasi intonsi salvo poi sfruttare tutto il loro potere quando ci si alza in piedi e la gravità permette il fisiologico svuotamento del flusso.
Se correttamente posizionata ha una tenuta perfetta tant'è che io uso, solo per precauzione ed infatti non ho mai dovuto trattarli pre-lavaggio, dei proteggi slip lavabili di cotone... addio bellissima e costosa biancheria rovinata da una frenetica ricerca del bianco prefetto.
Non nego che nei primi -diciamo 2?- cicli ho avuto qualche intoppo nell'esecuzione della manovra di posizionamento che risultava lunga e difficilmente attuabile in ambiente non controllato (vedi fuori casa).
Dal punto di vista ecologico il vantaggio è evidente... diminuzione dei rifiuti secchi non riciclabili a favore di un oggetto che, ammesso e non concesso che il silicone non si possa recuperare in alcun modo, ha un volume sicuramente minore.
Non ultimo vantaggio è la sostanziale scomparsa di odore, sopratutto in estate, dovuto al ristagno del flusso nell'assorbente.
Dopo averla provata l'ho consigliata già a 4 donne che si sono dichiarate tutte entusiaste e soddisfattissime.
Se poi volete farvi due risate rivedetevi il video de "la Lucianina" con Fazio che maltratta questa "mia amica"... se avesse il coraggio di attentare alla sua Jolanda con quest'oggetto son sicura che non lo lascerebbe più!

mercoledì 23 marzo 2011

SCO, a chi lo do?




In questi giorni è arrivato il CUD per la compilazione della dichiarazione dei redditi e come ogni anno si va alla ricerca della onlus cui donare il 5x1000.
Quest'anno, anche alla luce della mia esperienza personale, ho deciso di donarlo all'ADISCO (associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale).
La mia scelta nasce dal post di Apprendista mamma di qualche giorno fa, facendo un giro sul sito dell'ADISCO ho trovato il numero di codice fiscale da inserire nella dichiarazione dei redditi che è

96309810586


Ma parliamone...
In rete si trovano molti post sull'argomento che danno notizie vaghe e senza un doveroso riferimento alla fonte delle affermazioni fatte.
Questa mia vuole dare un quadro preciso sullo stato dell'arte della donazione di sangue cordonale... praticamente vi mostro quello che ho letto e trovato al riguardo quando abbiamo dovuto fare la nostra scelta.

Il sangue cordonale è una preziosa fonte alternativa di cellule staminali ematopoietiche. Tra i suoi vantaggi vi è: poche diatribe etiche sul suo utilizzo, la facilità di prelievo, l'assenza di rischi per il donatore, il basso rischio di trasmettere infezioni, la disponibilità immediata, una maggior tolleranza agli antigeni leucocitari e una minor incidenza di malattie conseguenti alla donazione nel ricevente. ("Umbilical cord blood stem cells: what to expect" di Zhong XY et al, pubblicato su Annals of the New York Academy of Science nel settembre 2010)
Per donare il sangue del cordone ombelicale basta essere in buona salute.
Vi verrà sottoposto un questionario anamnestico dove vi chiederanno notizie su malattie dei genitori e dei parenti più prossimi per vedere se ci sono patologie che sconsiglino il prelievo.
Inoltre al momento della donazione non si devono verificare cinque condizioni: età gestazionale inferiore a 34 settimane, rottura delle membrane superiore a 12 ore (il cosiddetto parto asciutto), febbre della madre superiore a 38°, malformazione congenita del feto o sofferenza fetale.
Insomma la maggior parte delle partorienti può donare il sangue cordonale!
Se, al momento del colloquio con il personale preposto, vi dimostrerete favorevoli alla donazione, vi prescriveranno un ulteriore analisi del sangue per scongiurare rischi al malato che riceverà le cellule ematopoietiche del vostro cordone; questo prelievo sarà da ripetersi a 6-12 mesi dal parto, su invito dell'associazione.
In pratica la donazione consiste, una volta tagliato il cordone e allontanato il bimbo, ad attendere che tutto il sangue rimasto nel moncone ancora attaccato alla placenta sia raccolto in una sacca... questione di pochi minuti!
La donazione è possibile sia in caso di parto vaginale che di parto cesareo programmato o d'urgenza (come nel nostro caso).
Sicuramente qualcuno obbietterà che se la natura ci ha "donato" questo sangue è perché il bambino ne ha bisogno.
La mia personale risposta si articola in due punti:
Per prima cosa, evidenzio come sia difficilmente che in sala parto si attenda, anche su espressa richiesta della madre, che il cordone "smetta di battere" e che quindi il sangue cordonale si riversi nel sistema sanguigno del piccolo... solitamente la placenta, il cordone e il sangue ivi contenuto finiscono nel bidone dei rifiuti speciali!
In secondo luogo, anche il sangue ed il midollo osseo ci sono stati "dati" dalla natura ma con un piccolo sacrificio ci possiamo privare di ciò dando la possibilità ad altri di sopravvivere... mettiamoci fantasiosamente, sperando di non ritrovarvici mai davvero, nei panni dei genitori di bimbi malati che gioverebbero della donazione... inoltre, essendo malattie ahimè comuni, molti di noi conoscono persone che hanno dovuto ricorrere alle cure ematologiche, facendo anche difficoltà a trovare donatori completamente compatibili...
Oltre, alla sicuramente valida motivazione etica, guardiamo qualche numero e qualche norma di legge...
- In Italia è già previsto, per le famiglie con conclamati problemi di salute che trarrebbero giovamento anche in un futuro lontano dell'uso di questo sangue, una conservazione per uso personale.
- In vent'anni, nostro figlio ha 1 probabilità su 30.000 di sviluppare una patologia che risulti curabile dall'utilizzo di cellule staminali ematopoietiche.
- Essendo i criteri di compatibilità donatore-ricevente molto complessi, la probabilità di ritrovare, se in futuro ce ne sarà la necessità, il nostro sangue cordonale è del 97%.
- Allo stato odierno di conoscenze scientifiche non si può affermare che le cellule staminali siano utilizzabili a scopo rigenerativo, l'unico utilizzo valido è il trapianto in patologie di natura ematologica. ("Stem cells derived from cord blood in transplantation and regenerative medicine" di Reimann et al, pubblicato su Deutsches Artzeblatt International nel dicembre 2009)
- Alcuni tipi di malattie ematologiche sconsigliano l'utilizzo dell'auto-donazione ovvero, in caso di necessità di trapianto, utilizzare cellule provenienti da un'altra persona dà meno possibilità di recidive (se volete saperne di più cercate l'effetto graft versus host desease).
- Nell'ambito familiare, solo 1 fratello su 4 è compatibile, quindi, vista la non numerosità delle famiglie moderne, le possibilità di utilizzo sono scarse. ("Umbilical cord blood banking: pubblic good or private benefit?" di Samuel at al, pubblicato su The Medical journal of Australia nel maggio 2008) Ad ogni modo un fratello compatibile può sempre donare il midollo osseo o le cellule staminali del sangue periferico.
- Il sangue cordonale suscita una risposta immunologica minore in caso d'incompatibilità, quindi, recentemente, si è utilizzato sangue proveniente da più donatori per salvare una vita. Questo permette anche di salvare persone adulte che necessitavano di quantità maggiori rispetto la singola sacca. ("Challanges in umbilical cord blood stem cell banking for stem cell reviews and reports" di Ballen, pubblicato su Stem Cell Reviews nel marzo 2010)
- Al momento non ci sono notizie sullo stato di conservazione del sangue cordonale a più di 15-20 anni dal prelievo.
- Nel mondo, ci sono state circa 400.000 donazioni inserite in banche pubbliche, queste hanno generato 14.000 trapianti quindi 14.000 potenziali vite salvate. Nel mondo, ci sono state circa 900.000 prelievi inseriti in banche per uso privato, questi hanno generato meno di 100 trapianti quindi meno di 100 potenziali vite salvate. ("Challanges in umbilical cord blood stem cell banking for stem cell reviews and reports" di Ballen, pubblicato su Stem Cell Reviews nel marzo 2010)
- Difficilmente, a fronte di un dispendio economico molto importante da parte della famiglia, le banche private applicano gli standard internazionali di qualità richiesti (NETCORD, FACT, JACIE)... in Italia non è permesso il trapianto con materiale proveniente da queste strutture.


Sul sito si rimandava anche ad un'associazione di bambini malati, l'AGMEN (associazione genitori malati emopatici neoplastici Friuli-Venezia Giulia) che ha realizzato un bel video sulla donazione di sangue e midollo con la partecipazione di Bruno Pizzul che riporto di seguito.




Fonti:

martedì 4 gennaio 2011

Piccoli gesti... riduzione della pronazione dolorosa

Location: cena tra parenti
La nonna T mi guarda mentre sollevo il Brigante per le manine per fargli fare un po' di ginnastica e mi dice "Devo insegnarti la manovra di riduzione della pronazione dolorosa!"
Sapevo cos'era ma non mi ero mai posta il problema d'imparare a ridurla... ovviamente è una manovra che solo un medico pediatrico o ortopedico può fare ma vuoi mai che mi trovo in mezzo al deserto di Sonhora e mio figlio si lussi il gomito?
Dopo breve spiegazione, scopro che è molto semplice e, sapendo che le lussazioni sono moooooooolto dolorose e aspettare di arrivare in ospedale alle volte è una vera tortura, tento di fissare la semplice manovra nella mia mente (nella casella vicino "Come ridursi da soli una lussazione di spalla con una sedia da ufficio").
Ricordando che se non siete personale specializzato meglio evitare gesti inconsulti per non fare danni superiori (magari è una mini-fratturina composta e voi gliela scomponete!) sempre meglio sapere e non fare piuttosto che aver bisogno e non sapere!


La pronazione dolorosa è "la fuoriuscita, all'altezza del gomito, dell'estremità del radio dal legamento a forma di anello che lo lega all'ulna (l'altro osso dell'avambraccio).
E' una situazione molto frequente nel bambino, dovuta a tutte quelle situazioni che stirano e contemporaneamente ruotano verso l'interno l'avambraccio: tipico il caso del bambino tenuto per mano che scivola o si volta all'indietro e viene per questo strattonato dal genitore, o quello del bambino che viene sollevato per le braccia.
...
E' sempre necessario interpellare il pediatra o l'ortopedico, sia per valutare se si tratta solo di pronazione dolorosa, sia perché esegua la manovra correttiva.
Nei casi in cui la pronazione dolorosa si ripresenta spesso, il pediatra potrà eventualmente addestrare i genitori ad eseguire la manovra."


"La pronazione dolorosa si risolve con la seguente manovra (Fig. 8.2):

  • si fa sedere il bambino sulle ginocchia del genitore;
  • con una mano gli si afferra il polso e contemporanemente con l'altra mano si circonda il gomito premendo il pollice in corrispondenza della piega del gomito;
  • dopo ave esercitato una trazione del gomito, si ruota la mano in modo che il palmo sia rivolto verso l'alto (supinazione<9 e si flette il gomito fino a toccare la spalla;
  • si mantiene tale posizione di flessione del gomito per circa un minuto.



L'avvenuta risoluzione del problema si manifesta con la spontanea supinazione della mano, ben evidenziata offrendo al piccolo paziente una caramella o un giocattolo."


fonti:
http://www.amicopediatra.it/genitori/Curiosando_Cosa_fare_se/Pronazione_dolorosa.htm
"Ortopedia" di Alessandra Novembri

martedì 28 dicembre 2010

Bagno in sicurezza

Annoso è il problema del bagnetto!
Ormai il lavandino non argina più gli schizzi del Bagigio e non mi fido ad usare la vasca grande se sono sola!
Un'idea a poco prezzo l'ho trovata su Ikea Hacker... utilizzare il seggiolone Antilop senza le gambe.
Quest'idea è riutilizzabilissima se d'estate si vuole montare una piscinetta per far stare il pupo a mollo e non si vuole correre alcun rischio.

domenica 19 dicembre 2010

Gli aiuti dalla natura: l’Iperico

Sicuramente questo non è il luogo ed io non posseggo nemmeno le competenze per trattare quest’argomento dal punto di vista medico; tuttavia, a seguito dell’uso personale dell’Olio di Iperico e dopo ricerche su libri e su pubblicazioni scientifiche da voi stessi verificabili, mi sento di proporvi con entusiasmo l’utilizzo dell’Olio di Iperico.
L'Iperico o erba di san Giovanni o scacciadiavoli è una pianta officinale del genere Hypericum con svariate proprietà.
Ad esempio, indubbia, dal punto di vista scientifico, è la sua efficacia nel trattamento della depressione mediante somministrazione orale.
L'erba di san Giovanni ha una lunga tradizione nell'uso popolare: Ippocrate (il padre della medicina), Dioscoride, il più rinomato medico dell'antica Grecia, e Plinio il Vecchio (nell'antica Roma) la impiegarono per curare molte malattie.
Le sommità fiorite di Iperico (Hypericum perfoliatum L.) in veicolo oleoso rappresentano un comodo presidio per un’infinità di problemi della pelle: piccole scottature, soprattutto solari, abrasioni, irritazioni, pruriti, punture d’insetto che trovano sollievo immediato grazie anche alle specifiche proprietà antisettiche, antiinfiammatorie e cicatrizzanti.
L’Olio d’Iperico ottenuto dalla macerazione dei fiori e delle foglie fresche in Olio di Mandorle o di Oliva può essere utilizzato anche come “dopo sole” in caso di scottatura da esposizione solare.
Da questo punto di vista si rivela, infatti, valido come protettore dai raggi solari e astringente per pelli arrossate e delicate.
Il trattamento delle ustioni di primo grado trae indubbio giovamento dalle applicazioni di Olio di Iperico: oltre alle proprietà antisettiche, manifesta un’azione anestetica locale, blanda ma costante, modera le reazioni infiammatorie e favorisce la riparazione del rivestimento epidermico.
Quindi, oltre ad arrecare un sollievo immediato, porta alla guarigione in tempi rapidi con restituito ad integrum (significa completa guarigione) della cute.
L’Olio, dopo il raffreddamento della parte, può essere applicato direttamente oppure è possibile utilizzare una garza sterile imbevuta da applicare sulla zona interessata: è opportuno cambiare la medicazione ogni 5-6 ore.
Inoltre, in caso di raffreddore porre sul naso infiammato e arrossato Olio d’Iperico apporta subito sollievo.
Effetto non documentato ma provato sulla mia pelle (in tutti i sensi) è l’induzione al parto.
Mi si sono rotte le acque quattro ore dopo essermi fatta massaggiare la panciona piena di smagliature.
Dopo il bagnetto del “Piccolo Rospetto” (sempre rigorosamente in acqua tiepida e senza sapone perché il mio bimbo di quattro mesi non lavora né nei campi né in miniera) un bel massaggino con la nostra personale riserva di Olio di Iperico è sempre stato ampiamente gradito.
L’Olio di Iperico è facilmente reperibile in farmacie con vene naturalistiche e in erboristeria; molti dei produttori di olio di oliva biologico ne impiegano una parte per confezionare in casa il preparato.
Per i più volenterosi e per gli amanti delle passeggiate estive (periodo in cui è comprovata la maggiore concentrazione dei principi attivi) lascio due “ricettine”.

Ricettario
Olio di Iperico
Fiori freschi d’Iperico 30 g
Olio di Oliva 100 ml
Far macerare per sei settimane in flaconi ben chiusi, a temperatura ambiente, quindi esporre al sole.
Il preparato assume colore rosso rubino.
Filtrare e conservare in flaconi di vetro scuro.
Oleolito protettivo
Iperico sommità fiorite 10 g
Mandorle dolci Olio 200 ml
Far macerare in un flacone di vetro a chiusura ermetica le sommità fiorite di Iperico in metà della dose di Olio.
Esporre il vaso al sole per due settimane, filtrare spremendo a fondo i fiori e aggiungere il restante Olio, mescolare bene il tutto e porre in bottiglia di vetro scuro.